Londra: i quartieri "satellite"...

 
La visita classica alla scoperta di Londra passa soprattutto per i monumenti, le piazze, i palazzi ed i musei. 









Questo alternarsi di opere d’arte, architetture, viste memorabili tende immediatamente ad imbottire il cervello di ricordi.
C’è da osservare però che Londra è soprattutto concentrata in una dozzina di quartieri raccolti sull’argine sinistro del Tamigi; i quartieri di Westminster, St.James’s, Mayfair, Soho, Covent Garden, Holborn e Charing cross costituiscono il nucleo principale in cui tutto si concentra. Si potrebbe arrivare fino a Marylebone a nord-ovest e poco oltre. Ciascuno di questi quartieri è collegato all'altro in breve spazio, con viali trafficati e palazzi più o meno omogenei.
E’ comunque vero che è facile muoversi in questa zona e, con scaltrezza, riuscire a vedere tutto quello che offre. Poter così affermare <<Io ho visitato Londra>>. Poter dire di aver visitato Londra avendo spulciato tutto ciò che offrono questi luoghi è un affermazione plausibile, veritiera e, per un primo breve approccio può bastare. Può essere fin troppo se il tempo a disposizione è limitato.
Vedere Londra in tutte le sue parti richiede più inventiva, richiede maggiore sforzo, impegna nel corpo ma gratifica sempre.
I quartieri limitrofi sono, infatti, mondi a se stanti; ogni quartiere con la sua comunità e con le sue peculiarità. Prendendo come riferimento Trafalgar Square proviamo a muoverci verso l'esterno.

Il primo quartiere degno di nota è la City, verso nord-est, è il quartiere adibito agli uffici, ai moderni palazzi di multinazionali, a parcheggi per migliaia di dipendenti.

St.Paul Cathedral spicca nel quartiere per l’imponenza, come detto, e fa sì che le strade siano piene di turisti, ma solo nelle ore di luce e poco oltre.
Southwark è un quartiere più popolare ad ovest rispetto la piazza di riferimento. Da l’idea di essere il prossimo salotto della città con decine di locali affacciati sul Tamigi e una coreografia metropolitana che compone uno sfondo di tutto riguardo. Bere una ‘Bitter’ in uno dei numerosi pub, guardare il lento scorrere del Tamigi ed ammirare lo skyline londinese non ha prezzo.


Da qui il famoso Tower Bridge collega (anche a piedi) con il quartiere East End e con la Tower of London, l’antica fortezza militare dove, tra l’altro, sono conservati i corvi Reali e dove tra i tanti fu decapitata Anna Bolena, rea di aver …
Per quanto riguarda i corvi Reali, cito la leggenda secondo cui … profetizzò che la monarchia sarebbe durata finché i corvi sarebbero rimasti alla Torre. Oggi, nei giardini, si trovano alcuni esemplari di questi corvi nerissimi, due dei quali (a turno?) sono legati ad un supporto per impedire che almeno due esemplari rimangano nella torre (torture Reali…).









Da Southwark tornando verso il centro si incontra, sullo stesso lato del fiume, la ricostruzione dello ‘Shakespeare’ Globe Theatre dove ancora vengono rappresentate opere del famoso scrittore londinese e che, con la sua struttura a travi di legno intrecciati, da un idea di come fossero gli edifici nel 1700.

Altre belle case a graticcio si possono trovare sul lato nord di Carnaby street, all’incrocio con Newburgh street; l’incrocio tra le due strade apre in una piazzetta molto piacevole, pub, locali e  negozi si contendono gli spazi de il costante viavai di gente lo rendono un luogo vivo anche se le case a graticcio sembrano “rifatte”.

In Oxford street si trovano, invece, esempi di questa architettura che la guida mi indica come originali. Ovviamente non danno un impatto eccezionale poiché immersi tra decine di palazzi molto più recenti e il caos della grande arteria rende tutto più offuscato.
Nei pressi del teatro shakespiriano c’è una vecchia fabbrica riconvertita a museo di arte moderna, la grandiosa ‘Tate Modern’ e di fronte l’unico ponte esclusivamente ad uso di pedoni e ciclisti inaugurato per le celebrazioni del nuovo millennio, il ‘millennium bridge’. La prima versione del ponte fu molto criticata perché l’esorbitante spesa (il designer era Santiago Calatrava) era stata ripagata con un ponte traballante prossimo al collasso. Con alcuni accorgimenti e rinforzi è stata conferita la solidità necessaria.
Proseguendo fuori dal centro in direzione ovest si arriva a Chelsea, riva sinistra, come caratteristica principale mi è sembrato un quartiere snob e luminoso. Case in stile vittoriano vendute a peso d’oro con giardini e viali alberati; abitazioni restaurate e una popolazione di ceto medio-alto. La vicinanza del Tamigi a sud e dei principali parchi a nord, il centro ad un paio di chilometri di distanza ne fanno un quartiere d’elite, ambitissimo. Ciò spiega i prezzi esorbitanti.

Poco più ad ovest Fulham, dove si trova il “mio” White Horse Pub, e Kensington. Proprio quest’ultimo, data la presenza delle abitazioni occupate dalla casa reale, è un quartiere ricco e super-vigilato. Spicca l’architettura di case ormai d’epoca trasformate in vere e proprie regge e due bei parchi, Holland e Kensington park.



Salendo un poco a Nord (proprio ad ovest rispetto Trafalgar square) c’è il quartiere più rinomato dell’ultimo decennio, Nottingh Hill. La ritrovata notorietà è data, come detto, dall’omonimo film degli anni ’90 ma prima che divenisse oggetto di nuove speculazioni edilizie era un quartiere vivacissimo. Infatti, con l’aumento dei prezzi del centro già dai primi anni del ‘900, a Nottingh Hill si spostarono diverse minoranze di colore, africane e brasiliane e qui costituirono una comunità vivace ed allegra. Non è raro sentire, fuori da qualche luogo di culto, canti di cori di quartiere e l’ormai coloritissimo carnevale brasiliano di Nottingh Hill.
Inoltre, in Portobello Road, ogni sabato mattina si svolge l’ormai mitico mercatino di cianfrusaglie dove è possibile veramente trovare di tutto ma ormai a prezzi poco ragionevoli.
[foto mercato portobello]
Altro quartiere di mercati affollatissimi è Camden Town, a nord di Trafalgar square, in questa zona, leggermente degradata rispetto al centro, si trovano negozi con abbigliamento stravagante, dichi chiassosi, parrucchieri che propongono tagli e colori “estremi” e tatuatori di ogni genere.
Questo è il quartiere dove nell’estate 2011 è stata ritrovata la famosa cantante pop Amy Whinehouse ormai priva di vita.
Sempre da Camden partono dei canali artificiali che collegano Londra con altre città (fino a Liverpool) via acqua.

Ancora più a nord si trova il quartiere di Highgate, sede del cimitero di cui ho parlato.





Il quartiere sorge sulla sommità di una collina ed il verde della vegetazione fa da contorno a case e muri di cinta, in giardini e piccoli parchi. Sembra che la vegetazione stia pian piano prendendo il sopravvento su quanto l’uomo ha costruito, per il momento ne fa da splendida cornice e la sfacciata invadenza dei rampicanti viene ancora tollerata dagli abitanti.


Il centro di Londra, come detto, ha centinaia di quartieri satellite. Oltre quelli di cui ho parlato molti altri aspettano con calma in motivo che spinga qualcuno ad addentrarvisi, o, più probabilmente, preferiscono restare nell'oblio dato dalla periferia proprio perché non hanno niente di cui vantarsi.
Di sicuro non sarò io a lanciarmi in questa ricerca.

Un motivo più che valido, però, mi ha spinto oltre il centro. Il mio amore per il rugby mi ha portato a Twikenham per visitare il teatro di battaglie epiche ed il museo dei trofei.
Arrivare non è stato facile, Metro fino ad Hammersmith, treno fino a Ritchmond ed a piedi fino a Twickenham (2/3 km).

Mi hanno assicurato che per le partite ci sono mezzi dedicati che dal centro arrivano fino allo stadio ma in queste condizioni ci sono volute quasi due ore. Fortunatamente la visita in un orario prossimo al pranzo era semi.deserta. In sei abbiamo assistito al tour dello stadio e degli spogliatoi.
Io, novello Wilkinson (per citarne uno conosciuto) per primo ho varcato la soglia che recita “This is Twickenham” impressa sulla porta che si apre sul tempio mondiale del rugby.


Emozionante, da brividi. 70.000 posti a sedere muti sopra di me, ma in quel momento sembrava facessero un gran baccano.

Poi in tribuna, il mio era il posto del consorte della regina; l’ho immaginata di fianco a me ed ho voltato subito lo sguardo al campo…
Poi, uscendo, la cosa più curiosa di tutta la visita. Giacevano impilati almeno 200 fusti di birra ed ho chiesto se quella fosse la scorta per una partita. La guida, socio storico del club di Rugby, mi ha detto che mediamente venivano bevute 100.000 pinte di birra a partita (!!!), tranne quando si giocavano partite contro l’Irlanda, allora ne venivano consumate oltre 200.000!!!

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